Nel mio dipinto "SINNER" l’aureola non è fatta di foglia d’oro o di divinità tagliente. Non riguarda l’elevazione attraverso il dogma. È morbida, floreale e irradia come un organismo che respira. La figura al centro — serena, nuda e presente senza scuse — la indossa non come segno di perfezione, ma come una silenziosa corona di complessità. È una fioritura. Un sole. Una tempesta. Una contraddizione.
Questo testo parla di recuperare il simbolismo spirituale attraverso una lente femminile ispirata al folk. Parla anche del potere silenzioso della morbidezza — di come ornamenti come aureole e scudi floreali possano esprimere qualcosa di grezzo, intimo e profondamente resistente.
Un’aureola che respira
Nell’iconografia tradizionale, le aureole sono statiche, circolari, rigide. Spesso segnalano la santità da lontano — pulita, inaccessibile, ultraterrena. Ma in "SINNER" ho immaginato l’aureola come qualcosa di organico, che sboccia dalla testa come petali o raggi di sole. È viva. Si muove. Pulsa di energia.
Ha una qualità botanica, ma anche celestiale. L’aureola diventa contemporaneamente un fiore e un sole — radiante di luce interiore, ma circondata dall’oscurità. Guardando più da vicino, lo sfondo vibra di una tensione tempestosa: vene elettriche e fili che evocano fulmini o radici, intrecciati nell’ombra. Questa figura non fluttua in cielo. È radicata nel paradosso di luce e ombra, spirito e corpo, purezza e selvatichezza.
Ed è lì che comincia la reinterpretazione.
Il femminile pagano
Mi ispiro ai rituali popolari, ai motivi pagani e all’estetica della spiritualità pre-cristiana — dove il femminile non era solo puro, ma potente. Terroso. Indisciplinato. Sacro non nonostante l’essere umano, ma a causa di esso.
In quel mondo, le aureole non fluttuano come medaglie. Sbocciano. Crepitano. Brillano dolcemente, come il fuoco sotto la corteccia bagnata. La figura in "SINNER" sta in quello spazio di mezzo: è santa e peccatrice, adornata ed esposta, senza alcuna vergogna per nessuno dei due aspetti.
Il collarino al collo aggiunge un altro strato — un sottile richiamo all’erotismo, alla fusione di costrizione e piacere. Punteggia la nudità con qualcosa di deliberato. Qualcosa di scelto. Non è solo decorazione; è un segnale.
Fioriture sul petto: armatura o offerta?
Ciò che amo di più dei fiori sul petto è la loro ambiguità. Sono sensuali? Sì. Protettivi? Anche sì. Sono stilizzati come ricami, morbidi e ornati, ma posizionati sopra la parte più vulnerabile del corpo: il cuore. In questo modo diventano una sorta di armatura — uno scudo fatto di bellezza.
Non è aggressione. Non è difesa nel senso tradizionale. È resistenza attraverso la morbidezza. Attraverso la presenza. Attraverso lo stare nude e senza paura in un mondo che spesso ci chiede di rimpicciolirci.
Questi motivi sono anche profondamente radicati nel mio amore per il simbolismo: della crescita lenta, della ribellione interiore e del linguaggio ciclico delle piante. Il modo in cui i fiori rifioriscono ancora e ancora, anche quando vengono recisi. Il modo in cui dicono tutto senza parlare.
La santa silenziosa
Non ha braccia — proprio come la Venere di Milo. Non è stata una svista; è un riferimento. Un’eco consapevole della bellezza storica, congelata nel tempo, ma risvegliata in un mondo più cupo e intenso. Non sta gesticolando o spiegando. Il suo potere sta nella sua immobilità.
La mancanza di braccia ti invita anche a guardare più da vicino: cosa sta trattenendo? Cosa ha perso? O forse è oltre il bisogno di afferrare o difendere. Non sta chiedendo il tuo sguardo. Lo permette.
Tra cielo e carne
In definitiva, "SINNER" parla di dualità — ma non nel modo in cui ci hanno insegnato a separare il bene dal male, lo spirito dal corpo. Parla di un corpo che brilla. Di una santa con una tempesta alle spalle. Di una peccatrice con petali al posto degli occhi. Parla di come il simbolismo spirituale possa appartenere alla morbidezza, alla sensualità e all’ambiguità, non solo al silenzio e all’obbedienza.
L’aureola non è lì per dire “lei è santa”. È lì per chiedere: e se la santità fosse disordinata, fiorente, umana?