Come artista profondamente ispirata dalla storia, dalla natura e dall’identità, mi trovo spesso attratta da linguaggi visivi che trascendono le parole. Per me, le estetiche queer non riguardano solo affermazioni audaci — parlano di sussurri, sguardi, codici e metafore botaniche che dialogano attraverso il tempo e il silenzio.
Una delle opere in cui ho consapevolmente incarnato questo è “Vita & Virginia”, un tributo al legame profondamente intimo e intellettuale tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West. La loro storia, un intreccio di genialità letteraria e sfida emotiva, si riflette nelle mani intrecciate e nei volti specchiati delle figure nel dipinto. Non è un ritratto letterale, ma una composizione simbolica — circondata da un ecosistema di simboli: fiori, spirali, viti — tutti ispirati al linguaggio dei fiori.

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Floriografia: Amore, Segreti ed Espressione Queer
Nell’epoca vittoriana, la floriografia, ovvero il significato simbolico dei fiori, divenne un modo discreto ma potente per comunicare sentimenti che non potevano essere espressi apertamente — soprattutto all’interno di relazioni queer. Le donne si scambiavano fiori specifici come gesto di desiderio, amore o devozione. I significati venivano scelti con cura:
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Le violette, ad esempio, divennero ampiamente associate all’amore saffico, soprattutto dopo che Saffo, la poetessa greca antica, le menzionò nella sua poesia. Nei primi decenni del XX secolo, le violette venivano indossate dalle donne come simbolo silenzioso di identità lesbica.
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I garofani verdi, sebbene più comunemente legati all’identità gay maschile tramite Oscar Wilde, rientravano anch’essi in un più ampio simbolismo queer.
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La lavanda è da tempo associata all’identità queer — il colore è diventato un simbolo di resistenza e orgoglio nei decenni successivi.
Uso i fiori in molte delle mie opere non solo per la loro bellezza estetica, ma perché portano con sé queste storie codificate. In “Vita & Virginia”, i fiori sono protettivi e al tempo stesso in fiore, avvolgendo le amanti come uno scudo morbido. Non c’è bisogno di un’affermazione esplicita — è il mondo botanico a parlare.
Libri, Ritratti e Codici Nascosti
Nel corso della storia, la queerità è stata segnalata in modi silenziosi e meditati — soprattutto attraverso l’arte visiva. Nei ritratti del XIX secolo, le donne raffigurate con un libro alludevano spesso non solo all’intelligenza, ma anche all’intimità, alla riflessione e all’interiorità. Il motivo della “donna con un libro”, soprattutto quando accostato a un’altra donna in una posa simile, serviva spesso come metafora visiva di legami emotivi o romantici nascosti.
Allo stesso modo, nelle estetiche queer contemporanee, si continua a usare elementi d’arredo quotidiani — arte da parete, libri, candele, fiori — per creare spazi che fungano da affermazioni codificate di identità. Lo considero una rivendicazione sia della domesticità che della sensualità.
Le Estetiche Queer come Lingua della Casa
Nel mio spazio e nella mia arte, vedo le scelte visive come una forma di rivoluzione silenziosa — un linguaggio del sé. Collocare un’opera a tema saffico nella propria stanza non è solo decorazione — è una lettera d’amore a sé stessi o a un’anima affine. Che si tratti di simbolismo botanico, palette di colori, figure specchiate o uso di elementi in coppia, credo che la narrazione visiva queer possa essere al contempo gentile e radicale.
Credo anche che la gioia estetica — la scelta di riempire le proprie pareti di colore, morbidezza o simbolismo surreale — possa essere un atto di gioia queer e di tenera resistenza. Ecco perché includo motivi come immagini specchiate, il tocco e l’intreccio floreale — perché questi elementi lasciano spazio all’interpretazione, alla fantasia e al riconoscimento di sé.
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