Gli Occhi nell’Arte: Lo Sguardo, lo Specchio, l’Incantesimo

C’è un motivo per cui gli occhi sono chiamati le finestre dell’anima. Nell’arte, pochi elementi possiedono tanto potere emotivo, simbolico e psicologico quanto lo sguardo.

Che il soggetto guardi direttamente lo spettatore, distolga lo sguardo o offra un’occhiata ambigua — gli occhi diventano un portale. Un portale verso il sé, verso la verità, verso la magia.

Attraverso secoli, culture e stili, gli artisti hanno usato gli occhi non semplicemente come tratti del viso, ma come simboli attivi di emozione, percezione e persino incanto.


Lo Sguardo come Specchio

Quando guardiamo un ritratto, ci aspettiamo di vedere — ma a volte siamo noi ad essere visti.

Uno sguardo diretto nell’arte è spesso destabilizzante. Implica consapevolezza, confronto, intimità. Trasforma l’osservazione passiva in uno specchio emotivo. L’osservatore non sta più solo osservando — viene riflesso.

 

Come sosteneva il filosofo francese Jacques Lacan, lo sguardo destabilizza il nostro senso del sé. Non siamo più in controllo quando veniamo guardati — anche l’opera ci osserva.


Occhi come Frattura e Molteplicità

Nell’arte surreale e simbolica, occhi multipli (o volti con sguardi duplicati) rappresentano spesso un’identità frammentata, livelli emotivi sovrapposti o una percezione acuita.

Queste immagini riecheggiano temi letterari nella scrittura in flusso di coscienza di Virginia Woolf, dove l’identità non è mai singolare, ma sempre mutevole.


Occhi come Incantesimo o Protezione

Nel folklore e nelle tradizioni esoteriche, gli occhi hanno sempre avuto connotazioni magiche:

  • Il malocchio protegge o maledice solo attraverso lo sguardo

  • L’occhio onniveggente (come l’Occhio della Provvidenza) simboleggia la consapevolezza divina

  • Nella mitologia egizia, l’Occhio di Horus porta guarigione e protezione

  • Il terzo occhio nelle tradizioni spirituali rappresenta l’intuizione e la visione interiore

In “MIRAGE”, ad esempio, gli occhi fluttuano come maschere — stilizzati, ipnotici, disincarnati. Non sono più organi della vista, ma simboli di energia e potere.

Qui, lo sguardo è simile a un incantesimo — una formula visiva che trattiene emozione e intenzione.


Occhi e Vulnerabilità dello Spettatore

Nel suo saggio “Ways of Seeing”, John Berger scrive che nella pittura a olio tradizionale europea il soggetto possedeva spesso lo sguardo — le donne venivano dipinte per essere viste. L’arte moderna inverte questa dinamica: spesso è il soggetto a reclamare lo sguardo, facendo sentire lo spettatore vulnerabile, esposto o persino complice.

Gli occhi non invitano lo spettatore. Sfida, ossessionano, ipnotizzano. Il risultato? Un’arte che non si guarda soltanto, ma si sente.

Gli occhi nell’arte non riguardano solo il vedere — ma l’essere visti. Riflettono, seducono, accusano, proteggono. Offuscano il confine tra soggetto e osservatore, tra esterno e interno, tra sé e l’altro.

Che siano delicati o elettrici, mistici o provocatori, gli sguardi nelle tue opere portano un immenso peso simbolico.

Quindi la prossima volta che sentirai un paio di occhi dipinti seguirti da un angolo della stanza — non distogliere lo sguardo.

Chiediti: quale parte di me sta venendo vista?

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